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Come un naufrago, inserirò in una bottiglia, ovvero questo Blog, i miei messaggi
che affiderò al vasto mare del WEB, affinchè qualche navigatore li possa
scorgere tra i flutti, così da leggerne il contenuto e scoprire la mia passione
letteraria.

domenica 20 ottobre 2013

Fast reading o slow reading?


Non c’è dubbio che siamo tempestati da una mole impressionante di informazioni.

I nuovi media, internet, il villaggio globale hanno aggiunto notizie, dati, indicazioni a quanto già disponibile stampato su carta.


Districarsi in tale ginepraio, fatto da notizie vere, false e anche artefatte, spesso dolosamente, è difficile per chi non si è abituato fin dalle prime letture, ad una analisi critica di ciò che leggeva.

Non che questo atteggiamento lo preservi da errori, anche perché, sovente, l’accettazione di una data informazione dipende anche dall’affinità dei contenuti della stessa con il proprio retaggio, ma almeno lo induce ad un metodo di lettura attento, completo, teso a comprendere appieno quel che si sta leggendo a differenza di chi, invece, legge superficialmente, senza approfondire o si limita alle prime righe, se non solo ai titoli.

Il secondo metodo lo definirei “fast reading” e il primo “slow reading”.



Lungi da me creare categorie metodologiche, non ne avrei nemmeno i titoli, mi piaceva però accostare la lettura al cibo, ovvero ai locali e al sistema di confezionarli: il “fast food”, molto simile ad una mensa aziendale, dove il cibo è preparato in serie e in gran quantità in un altro posto, pre-cotto e confezionato prima di essere distribuito ai punti di consumo e lo “slow food”, rappresentato da trattorie caserecce, dove il cibo viene preparato e cucinato al momento, imponendo un’attesa che magari favorisce la riflessione.

Chi accede al sistema “fast” usufruisce di un qualcosa di cui non conosce né l’origine, né il percorso, che è sostanzialmente simile e ripetitivo dovunque lo si voglia usufruire e il cui unico vantaggio – ammesso e non concesso che sia effettivamente un vantaggio – è di essere immediatamente disponibile.

Viceversa chi preferisce il metodo “slow”, è più attento alla qualità della materia prima e desidera che questa sia trattata secondo le regole corrette, anche a scapito della quantità e della velocità di assunzione del prodotto finito.

Personalmente sono per l’approccio “slow”. Cerco cioè di ragionare su quel che mi viene presentato, non lo accetto a priori e lo confronto con altri dati, prima di costruire la mia personale opinione sull’argomento.

Temo che chi invece opti per la soluzione “fast”, macini sì una gran quantità di informazioni, ma la superficialità con cui apprende le notizie e la mancanza di un’analisi approfondita delle stesse, faciliti la formazione di un’opinione alquanto omologata a ciò che il sistema, che governa la gran parte – se non tutta – dell’informazione vuole far intendere al pubblico, limitando così il numero delle persone critiche e rafforzando l’establishment.

Ecco quindi che il sistema trova nelle persone che spesso opprime, le migliori alleate al proprio perpetuarsi.



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